giardino del Tempio Daitokuji
a Kyoto
Lo Zen e le Arti Marziali
Lo Zen è stato definito
la religione dei Samurai. La pratica dello Zen conduceva
il guerriero ad ottenere quello stato di Mushin (non-mente)
essenziale all’efficacia nel combattimento. La continua
consapevolezza del proprio essere nel momento presente, in
una ricerca di armonia ed efficenza, sono alla base dell’educazione
Zen.
Bodhidharma,
principe indiano, venne in Cina per diffondere il Buddhismo
e si stabilì nel tempio di Shaolin. Qui insegnò ai
monaci la corretta meditazione Zazen, riconducendoli all’originario
insegnamento del Buddha, e le tecniche da combattimento ed
energetiche che ristabiliscono il corretto equilibrio mente-corpo.
Da allora la meditazione è sempre stata parte integrante,
insostituibile, della pratica delle arti marziali cinesi
e successivamente giapponesi.
Il momento contemplativo diviene
il fondamento insostituibile dell’azione, favorendo
un’immediatezza nella comprensione - attraverso il
corpo - del significato profondo del Budo e ristabilendo
quella intuitività primordiale che l'uomo moderno
ha perduto e che le Arti Marziali si prefiggono di recuperare.
E’ famoso il detto : "Ken
Zen Ichinyo": il pugno (karate) e lo zen
sono una cosa sola. Questa affermazione viene frequentemente
fraintesa col significato che poichè il Karate e
lo Zen hanno il medesimo sapore non è necessario
praticare Zazen. In realtà l’affermazione "Ken
Zen Ichinyo" significa proprio il contrario: che la
pratica dinamica del Karate al suo livello più alto
si integra indissolubilmente con la stabile e rigorosa
postura dello Zazen, creando una reciproca e fruttuosa
influenza.
"...L’Arte Marziale è lo
spirito di chi con una semplice lancia può far fronte,
in nome della dignità, all’arma più potente,
più sofisticata. Questo è lo spirito dell’Arte
Marziale e, in definitiva, dell’uomo... L’uomo
che, con una semplice lancia, ben piantato sui suoi piedi,
si pone davanti alla vita e alla morte, incurante della
propria vita e della propria morte, afferma la Grande Vita." F.Taiten
Guareschi
"Dall’alba
della sua storia, l’essere umano ha manifestato il
desiderio di superarsi in forza e saggezza, aspirando,
in verità, a raggiungere la più grande forza
e la più alta saggezza. Ma attraverso quale mezzo
si può diventare forti e saggi contemporaneamente?
In Giappone vi si prova attraverso la pratica delle Arti
Marziali, o Budo, e attraverso la Via dello Zen. Questo insegnamento
tradizionale si è mantenuto, sebbene il Budo giapponese
tenda, oggi, a diventare dualista: imparare ad essere forte
piuttosto che a diventare saggio..."
"... L’intuizione
e l’azione devono sgorgare nel medesimo istante;
non ci può essere pensiero nella pratica del Budo:
Non c’è un solo secondo per pensare. Quando
si agisce, l’intenzione e l’azione devono essere
simultanee...Così la tranquillità nel movimento è il
segreto del Kendo, La Via della Spada. Contemporaneamente è il
segreto del Budo e dello Zen che hanno lo stesso sapore."
" Lo spirito deve
essere vuoto (Ku). Questo è lo Zen. Gli educatori
odierni allenano il corpo, la tecnica, ma non la coscienza.
I loro allievi si battono per vincere, giocano alla guerra
come i bambini. Non c’è alcuna saggezza in
tutto ciò, non aiuta a dirigere la propria vita!
Nello spirito dello zen e del Budo, la vita quotidiana
diventa il luogo del combattimento. Bisogna essere coscienti
in ogni istante: alzandosi, lavorando, mangiando, coricandosi.
In questo consiste la vera padronanza di sè. Essere
Zanshin significa rimanere vigili e distaccati, attenti
a tutto ciò che accade qui e ora. Questa concentrazione,
a poco a poco si estende ad ogni azione della nostra vita." Taisen
Deshimaru Roshi |